martedì 10 aprile 2012

Addio Miriam Mafai, voce di sinistra del giornalismo


È successo questa mattina a Roma all'età di 86 anni dopo una lunga malattia. E con lei si è persa una penna raffinata che ha fotografato le donne e gli uomini che hanno cambiato il volto della società italiana. Scomoda, polemica. E attenta osservatrice dei cambiamenti della società italiana.
Miriam Mafai era nata a Firenze nel 1926 da una coppia di noti artisti italiani del XX secolo, fondatori di una scuola pittorica romana: i pittori e scultori Mario Mafai e Antonietta Raphael. Aveva partecipato alla Resistenza antifascista a Roma nelle file del Pci. Dopo la Liberazione ha continuato l’attività politica militando nella vita e nella professione ponendosi come coscienza critica del Paese. Separata con due figli, agli inizi degli anni Sessanta Miriam Mafai incontrò Giancarlo Pajetta, il “ragazzo rosso” e uno dei più attivi protagonisti del Pci, con cui ha vissuto trent’anni. Dal 1983 al 1986 è stata presidente della Federazione nazionale della stampa.
Ha intrapreso la carriera del giornalismo scrivendo su l'Unità e altri importanti quotidiani italiani. Ha contribuito alla nascita de la Repubblica nel 1976 e ne è diventata editorialista. Ha svolto una intensa carriera di inviata speciale e giornalista politica. Ha scritto molti saggi sulla politica e la storia del costume ed è stata direttore del settimanale Noi donne.
Ha vinto il Premio Cimitile, nel 1996, con l'opera Botteghe oscure addio ed il Premio Montanelli, nel 2005, per la sua attività votata allo sviluppo della cultura italiana del '900, con particolare attenzione al mondo femminile.
Il presidente Giorgio Napolitano la ricorda con un articolo su ''Repubblica: ''
"Lo spirito critico con cui aveva ripercorso le sue scelte ideali era parte di un temperamento morale alieno da convenzionalismi e faziosita'. Nel ricordare la schietta amicizia che ci ha cosi' a lungo legati, mi resta vivissima l'immagine della sua umanita' appassionata, affettuosa ed aperta"
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La commemorazione di Miriam Mafai si svolgera' domani alle 12 a Roma, nella sala delle Protomoteca in Campidoglio. Molti i messaggi di cordoglio giunti alla famiglia da tutto il mondo istituzionale e politico.

È morto Jack Tramiel, il papà del Commodore 64



All'età di 83 anni è morto Jack Tramiel. La notizia è stata data dai familiari. A molti il suo nome dice poco o nulla, eppure questo signore che all'aria mite univa un carattere forte e determinato, figlio di ebrei di origine polacca, occupa un posto speciale nella storia dell'informatica. Dopo l’invasione tedesca fu deportato nel campo di concentramento di Auschwitz e poi al campo di lavoro di Alum, vicino ad Hannover. Qui, è stato liberato nel 1945 dagli americani; emigra negli Stati Uniti due anni dopo. Trova quindi un impiego nell'esercito come addetto alla manutenzione di macchine da ufficio e impara in poco tempo a riparare macchine per scrivere e calcolatrici meccaniche. Finita la guerra, fonda una società di computer, la Commodore International, e si trasferisce nella Silicon Valley. Il successo arriverà nei primi anni '80, con la nascita del 'C64', il personal computer che in breve diventa il modello più venduto della storia. A causa di divergenze con gli azionisti, Tramiel è costretto a lasciare la sua creatura e con i soldi che ha compra un'azienda che in quel momento si trova in declino: la Atari. Comincia quindi l'avventura nel campo dei videogiochi e nasce la Amiga, che conoscerà un breve momento di gloria dovendosi infine arrendere all'avanzata inarrestabile dei prodotti giapponesi. Alla fine degli anni ’80 la Atari passa in mano alla JStorage e di qui alla Hasbro Interactive. La quale, dopo l’acquisizione da parte della Infogrames nel 2001, si concentrerà soltanto sulla produzione di videogiochi.

Delianuova (RC), trovato il terzo rapinatore

È successo la sera della vigilia di Pasqua, subito partite le indagini, oggi il cerchio si chiude. Il luogo è ancora una volta un paese della provincia reggina, Delianuova. Ancora una rapina, stavolta finita nel sangue, ben 2 i morti. I rapinatori tentavano di rubare l’incasso giornaliero di un supermercato, il “Trovatutto”, ma ciò che i tre rapinatori hanno trovato è stata la morte e il carcere.
I Carabinieri e la Procura di Palmi in sole 48 ore hanno arrestato i banditi: Giuliano Napoli, 24 anni, e Antonino Festa, 19 anni, e identificato il terzo rimasto vittima, a cui si è dati quasi subito un nome grazie alle impronte papillari, Luigi Napoli, 19 anni. Stupore per il colonnello Angelosanto quando si è scoperto che uno dei sopravvissuti, Antonino Festa, è il figlio di un collega appuntato, in servizio a Palmi; il ragazzo aveva già precedenti e non viveva più con la famiglia. Il suo arresto è avvenuto il giorno dopo il colpo a Oppido Mamertina, in aperta campagna, dopo aver cercato di far perdere le sue tracce con l’aiuto del suo complice, Giuliano Napoli, cugino di Festa, costituitosi ieri pomeriggio. Sono entrambi accusati di concorso in omicidio e rapina aggravata. Infatti la vittima non è stata solo Luigi Napoli, ma anche il proprietario del supermercato, Giuseppe Strano, 48 anni. Sono in corso degli esami balistici, in quanto è stata ritrovata una sola pistola. Spettatrice dell’orrenda vicenda è stata la figlia del proprietario, di 22 anni, che ha raccontato che due dei rapinatori sono entrati nel supermercato chiedendo l’incasso e minacciando con la pistola; è in seguito scoppiata una colluttazione nella quale il proprietario del supermercato è caduto a terra vittima di alcuni colpi di pistola al torace, ma prima di morire è riuscito a prendere la pistola e fare fuoco su uno dei malviventi. Quest’ultimo è stato ritrovato poi cadavere non molto lontano dal supermercato. Non si esclude che ci sia stato un quarto complice, che avrebbe dovuto sorvegliare la zona dove è sito in supermercato.

Calo per la Sony, costretta a licenziare 10.000 lavoratori


Il colosso giapponese Sony, dopo aver cambiato presidente, ha avuto un drastico calo e conseguentemente è costretto a licenziare ben 10.000 lavoratori. È quanto annuncerà il neo promosso amministratore delegato Kazuo Hirai giovedì prossimo. Questa cifra si traduce nel 6% dell'attuale forza lavoro impiegata dall'azienda nel mercato di tutto il mondo. I problemi dell’azienda Sony non sono poi tanto nuovi e sconosciuti: infatti i conti della società sono in rosso da diversi anni; l’ultimo anno finanziario appena conclusosi in Giappone ha registrato una perdita di ben 2,7 miliardi di dollari. Ciò vuol dire che il titolo sulla piazza di New York è sceso ai valori di diciannove anni fa. I tagli riguardano le attività chimiche e il settore dei pannelli a cristalli liquidi di medie e piccole dimensioni. Questa grande ondata di licenziamenti verrà in parte assorbita dal passaggio del ramo chimico dell’azienda nelle mani della Development Bank of Japan.
I motivi del calo sono chiari, basti informarsi di come la Sony di recente è rimasta fuori del settore rinnovamento dei prodotti portatili, infatti è risultata incapace anche di competere e confrontarsi con il convoglio Apple, quest’ultima arrivata prima nel settore degli schermi televisivi di prossima generazione.
È così che la Sony perde il grande prestigio che ha acquisito in passato, soprattutto negli anni ’80, quando i suoi Walk-man portatili erano l’oggetto di mercato più desiderato dai giovani di tutto il mondo, grazie al quale si poteva portare la musica preferita per le strade, sui mezzi pubblici, ecc.